domenica 31 agosto 2008

Politica piemontese…. se ci sei batti un colpo!


Sulle pagine de La Valsusa di giovedì 28 agosto è stata pubblicata la lettera inviata e che posto qui di seguito.... una lettera non solo al Direttore, ma anche, ai politici del territorio!

Politica piemontese…. se ci sei batti un colpo!

Signor Direttore,

forse l’imminenza delle vacanze al tempo della sua uscita (non siamo a conoscenza di eventuali repliche) ha sconsigliato a chi ne veniva chiamato in causa, in primis la classe politica locale ma anche i sempre prolifici “professionisti dell’ecologismo e della caccia”, di raccogliere i tanti spunti che la lettera di Angelo Bonnet, dava a larghe mani, nel numero 30 de “La Valsusa”, di giovedì 24 luglio. Stessa sorte (la disattenzione) da parte di noi dell’A.T.A. che non abbiamo risposto subito all’intervento del “sognatore montagnardo”, come egli stesso, in conclusione dell’intervento, si definisce. Noi forti della nostra esperienza di attenzione e lavoro concreto sulla montagna, con questi soli ma pesanti titoli, cerchiamo di dare forza e spazio al dibattito che un “pezzo” forte come quello di Bonnet merita.
E’ vero: i poteri centrali e centralismi (mica solo Roma, anche Torino) sono prigionieri di un facile manierismo ecologista, che porta a teorizzare molto ed operare ben poco. Una posizione drammaticamente insufficiente, che alla montagna fa male. Combatte, infatti, la presenza dell’uomo sulla montagna. E la montagna ha un senso ed un valore perché l’uomo ci lascia un segno ed è alquanto faticoso, tanto che forse chi stà mollemente affondato nei salotti con drink e chiacchiera facile, non può certo comprendere.
Nemici delle strade aperte in altura, questi presunti amici dell’ambiente non fanno altro che condannare le “terre alte” all’abbandono ed a divenire, di seguito a questo, un pericolo (si pensi al dissesto idrogeologico). Amici del lupo, si diventa nemico della pecora, della capra e della mucca che danno sostentamento all’uomo, allevatore o agricoltore, che vive e fa vivere la montagna.
L’agricoltura è sempre troppo dimenticata (se ne sminuisce il valore assoluto nell’economia nazionale non tutelandola e svendendola in nome di sedicenti europeismi) e le attività agro-silvo-pastorali in quota lo sono ancora di più. Sembra non comprendersi che l’uomo non è, “il cancro del pianeta”. L’uomo, l’agricoltore e l’allevatore, il pastore e l’imprenditore che rischia in montagna col suo duro lavoro, è il custode e l’artefice del paesaggio e della sua salvaguardia. Una magica “età della Natura” esiste solo nella testa di chi non la conosce, di chi non fa fatica per renderla abitabile e ne deve anche trarre di che vivere.
La montagna non è il parco gioco per cittadini annoiati è un ambito di vita e vitalità. Abbisogna di un protagonismo politico, in questo senso l’orizzonte dell’autonomia continua a dover essere esplorato.
Bisogna investire sulla comunità, evitando – in questo non concordiamo con la linea prospettata da Bonnet – di replicare Enti che castrano il diritto naturale che la proprietà privata è. La vicenda degli ungolati, i danni enormi che essi provocano sono sempre meno rimborsati (una pratica a volte, costa più di quanto fa ottenere), e ci viene spontaneo chiedere: da quando, per reclamare di essere risarciti di un danno subito, si deve delegare qualcun altro? E’ ora che proprietari e agricoltori, mandino loro, una lettera agli Enti che si affannano e affaccendano nella difesa dei selvatici, per quantificare e pretendere il rimborso dei danni subiti nei siti di loro proprietà o in affitto…. oppure quel vecchio detto “chi rompe paga e i cocci sono suoi” non vale per il settore pubblico? E’ sempre più lampante quanto la montagna sia rimossa dal potere, sempre più concentrato in poche mani e pochi luoghi (i soliti noti e le solite aree metropolitane).
E’ possibile, al di là della retorica, un protagonismo della montagna ma ci vuole più intervento e meno ideologia. Più rispetto ai proprietari, più potere ai territori e meno consulenze.
Perché non si costruisce, noi ci si starebbe, un “patto/progetto per la montagna”, che rivendichi le giuste attenzioni (o meno attenzione: troppi i divieti e nulli gli incentivi!) da parte della politica?

Marina Lussiana
Presidente A.T.A.
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giovedì 28 agosto 2008

Come si è arrivati al riconoscimento della razza "Barà"



E' stato un lungo lavoro quello del riconoscimento di una nuova razza ma ci siamo riusciti. Qui di seguito l'introduzione scritta da me e pubblicata sulla monografia della Regione Piemonte -




Come si è arrivati al riconoscimento della razza
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Già nel lontano 1994, quando la Comunità Europea aveva richiesto l’individuazione della possibile esistenza di razze autoctone se n’era parlato tra alcuni allevatori, ma il tutto si è fermato lì…. poi finalmente nel 2001 abbiamo trovato chi ha capito e appoggiato per primo la nostra piccola crociata: il Dottor Hugo Valentin della Provincia Autonoma di Bolzano, all’epoca Presidente Mondiale per la razza Pezzata Rossa, nonché rappresentante della razza Sprinzen-Pustertaler. Dopo una lunga conversazione telefonica, la curiosità del Dottor Valentin era giunta a livelli così alti, che dopo neanche una settimana è venuto a Coazze (TO), accompagnato dal Direttore Eduard Costa per accertarsi che l’esistenza delle tante Barà cui si era fatto riferimento, non fosse solo frutto della nostra galoppante fantasia. Dopo aver visitato alpeggi ed aziende, stupito da quel che aveva visto, ci ha chiesto perché mai nessuno avesse considerato un patrimonio così importante, difeso invece dall’amore degli allevatori per questa razza. Infatti, gli “amanti” della barà hanno continuato la loro personale selezione per anni, da soli, senza che nessuno manifestasse alcuna attenzione all’esistenza di una così rustica e forte razza bovina, ottima per l’alpeggio; neanche il doversi assogettare a regole imposte da un nuovo tipo di mercato li ha fatti demordere dal continuare a credere e quindi allevare questi soggetti. Ora la loro perseveranza è stata finalmente premiata con il riconoscimento, addirittura, di razza a duplice attitudine, carne - latte…. e scusate se è poco! Dopo il primo approccio col Dr. Valentin, che ha scritto appena fatto ritorno a Bolzano, uno stupendo articolo sull’Informatore Zootecnico raccontando ciò che aveva visto in Provincia di Torino, si è reso necessario il diretto coinvolgimento della Regione Piemonte. Cosa fare quindi? Abbiamo riunito gli allevatori e abbiamo chiesto loro se erano disposti a fare una domanda scritta per chiedere il riconoscimento della razza “BARA”. Tutti hanno accettato, e anzi, tutti erano orgogliosi di quest’iniziativa che li vedeva, forse per la prima volta, direttamente coinvolti in una richiesta così ufficiale. E’ stato un vero lavoro di gruppo… e che soddisfazione vederli tutti d’accordo… Ritenute le domande sufficienti a motivare la richiesta, eccoci finalmente ad affrontare il problema in Regione. E’ stato più facile del previsto; infatti, dopo aver contattato telefonicamente il Dr. Luigi Ferrero, lo stesso si è attivato in tempi che tutti noi credevamo impossibili (dicono sempre tutti che la Regione è lunga), dandoci il massimo della disponibilità. Nel giro di neanche una settimana aveva già contattato il Professor Marcello Bianchi e il Dr. Antonio Mimosi del Dipartimento di Scenze Zootecniche della Facoltà di Agraria di Torino, l’APA (Associazione Provinciale Allevatori) di Torino rappresentata dal Dr. Luca Varetto e dal Dr. Claudio Goia, il Direttore dell’APA di Cuneo Dr. Bartolomeo Bovetti e noi dell’A.T.A. (Associazione Tutela Agricoltori) per organizzare una visita all’alpeggio Sellery Inferiore (Val Sangone) e in alcune aziende di Coazze (TO) per rendersi conto del patrimonio bovino di cui gli allevatori avevano chiesto il riconoscimento. Il gruppo di lavoro, preso atto dell’interessante realtà, ha quindi programmato un’indagine preliminare in collaborazione con il Laboratorio Gruppi Sanguigni di Cremona, per avviare un confronto del DNA tra le nostre bovine e quelle presenti in Trentino. Per l’espletamento di questa indagine il Dr. Andrea Ighina, dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Scenze Zootecniche della Facoltà di Agraria di Torino e la sottoscritta, Marina Lussiana, Presidente dell’A.T.A., hanno prelevato del materiale biologico (rappresentato da bulbi piliferi del ciuffo della coda) e raccolto alcune notizie preliminari sulle caratteristiche morfo-funzionali dei soggetti presi in esame, realizzando anche una completa ed interessante documentazione fotografica del lavoro svolto. Nel frattempo il Dr. Valentin e il Dr. Costa sono tornati in Piemonte per tenere un corso ai tecnici che sarebbero diventati esperti ufficiali di razza. Successivamente, a seguito della risposta ottenuta dal Laboratorio Gruppi Sanguigni di Cremona è stato avviato il censimento dei capi allevati nelle aziende di Torino e Cuneo, dando la possibilità di inserire i soggetti riconosciuti nel registro anagrafico della “Pustertaler”, compito che è stato svolto dalle nostre APA. E’ stato dunque, un lungo lavoro d’equipe ma quando c’è la voglia e soprattutto la volontà si fanno cose che in altri casi sembrerebbero impossibili. Per questo l’A.T.A. vuole ringraziare tutti quanti per il lavoro svolto e per la serietà dimostrata, ma un ringraziamento particolare va a chi ha reso possibile con la propria fiducia e la propria tenacia il continuare a mantenere questo patrimonio, certamente non all’A.T.A., né ad altri, soltanto agli Allevatori.

Grazie.

Marina Lussiana
Presidente Associazione Tutela Agricoltori

martedì 26 agosto 2008

Coazze e dintorni....

L'Alpeggio Sellery Inferiore -

Una visita a quella che è stata la mia casa per 14 anni da maggio a fine settembre.... che ne dite? Siamo nella mia bella Coazze all'alpeggio Sellery Inferiore.




Mentre si sale verso il Sellery Superiore l'occhio spazia sui pascoli sottostanti del "Fortino", pascoli ripidi che sarebbero più adatti ai caprini che non ad animali di grossa taglia.



Ecco gli abbeveratoi; uno è ricavato da un grosso tronco, l'altro è in pietra;
sono indispensabili per evitare che gli animali debbano scendere, magari a metà giornata, fino al torrente o all'alpeggio per bere.


Finalmente, dopo una strada a dir poco disastrosa, arriviamo al Sellery Superiore. Questi alpeggi sono stati ristrutturati anni fa e…. come vedete il risultato non è male. Peccato che per raggiungerli si debbano sfasciare le macchine.... non solo quelle degli agricoltori che purtroppo per loro, devono pagarsele, ma anche quelle degli Enti pubblici, le cui spese, purtroppo, sono sempre a carico dei cittadini!




Anche la stalla con annesso laboratorio (per chi volesse trasformare latte) se la cava piuttosto benino. O no?!


Questi sono i “drù” (prati concimati che di solito sono subito nelle vicinanze delle stalle) come li chiamiamo noi a Coazze, dove l’erba è più verde, più sostanziosa, più grassa. C’è un vecchio detto qui, che recita: “Li drù e la virtù sun mai stà scundù” …. Ed è proprio vero!
Peccato dover tornare ma si fa tardi per oggi, e ripercorrendo la strada in mezzo ai faggi non possiamo fare a meno di buttare l’occhio qua e là, per vedere se qualche bella testolina nera (di qui vengono tanti, tanti funghi della Val Sangone) facesse mai capolino tra le foglie.



Siamo nella “metropoli”… si fa per dire ma confronto a prima!




Eccoci in paese dove troviamo la nostra bella chiesa dove sul noto campanile troneggia la rassicurante scritta:

Marina Lussiana

lunedì 25 agosto 2008

Brillante weblog

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Ho ricevuto da Legno&Fieno questo premio e lo ringrazio di cuore.



Il premio "brillante weblog", viene assegnato a blog e siti, che risultano, per chi lo consegna, brillanti per contenuti, stile o design.



Queste sono le regole:


se si riceve il premio, bisogna fare un post, inserire l'immagine del premio e il link di chi ti ha premiato.
nominare un minimo di 7 blog.
"facoltativo", inserire la foto di chi ti ha premiato e di chi premi.
Ho deciso di assegnare il premio ai seguenti blog:


Corsari del Gusto
Pascolo vagante
movimento autonomo agricolori
Stranicristiani
fili di paglia
Voglia di Terra
Meridiana

Ovviamente, non siete obbligati a proseguire.

mercoledì 20 agosto 2008

Eh vai, che finalmente non pagheremo più l’ICI...?!




ICI.... ADDIO!


Il 2 giugno, sull'altro mio blog, postavo sull'ICI, (qui sotto il testo intero) ora il Bossi, si è reso conto che era l'unica tassa veramente "federale" che avevamo... e ha fatto arrabbiare tutti sull'ipotetica reintroduzione dell'abominevole gabella! Semplice: togliete tutte le tasse sugli immobili e mettete una SOLA tassa procapite che serva al sostentamento delle spese comunali... in fin dei conti il tombino viene riparato per tutti (anche quelli della prima casa) se il comune ha bisogno di TOT all'anno per sopravvivere, si divide per tutti i residenti e... pagando tutti si pagherebbe anche di meno!


Eh vai, che finalmente non pagheremo più l’ICI. Quell’antipatica tassa sulla proprietà che tutti odiamo a morte. A me però, sorge spontanea una domanda: oibò…. ma la Lega dov’è? Dico questo perché l’ICI checché se ne dica era l’unica tassa davvero “federale” che i cittadini pagavano. Chiaro che nemmeno io sono una fanatica dell’ICI o di qualunque altra gabella, ma cosa ci toccherà pagare per sopperire all’imposta comunale sugli immobili? Ci aumenteranno l’IRPEF, l’IRAP o cosa? Il bollo auto non è una tassa su una proprietà? Con le strade che abbiamo e il carburante alle stelle non era meglio abolire quella? L’ICI era, volente o nolente, l’unica tassa che ci giocavamo in casa. Quei soldi venivano comunque spesi per riparare le strade a casa nostra, il lampione a casa nostra, per le migliorie di casa nostra. Più “federale” di così! Ora forse pagheremo tasse lo stesso, e magari le pagheremo ad altri enti…. E il tombino di casa nostra chi lo riparerà? Federalismo?! Lega se ci sei batti un colpo!

Marina Lussiana
Presidente A.T.A.

lunedì 18 agosto 2008

Rimarrà soltanto un sogno?


Tempo fa, per la precisione il 15 luglio, scrissi questo post sull'altro mio blog. Sembra che il bollo stia dando da pensare anche al nostro Premier.... che alla fine i sogni.....

Come vorrei, come vorrei, Governo mio...

Speriamo che ora sia finita la storia della “pseudo immunità” delle “alte” cariche dello Stato e si cominci finalmente a fare cose che riguardano anche i restanti circa 60 milioni di italiani. Vorrei che non si dimenticassero quei famosi 98 miliardi di euro che il Direttore del Monopoli di Stato, forse sbadatamente, ha dimenticato di versare nelle povere casse dell’erario, e qualcuno si faccia quindi carico di mandargli un promemoria per ricordarglielo. Vorrei che il recupero di questi soldi servisse a sgravare i cittadini da vergognosi balzelli aumentati spropositatamente in questi anni in cambio di servizi sempre più scadenti. Vorrei che si togliesse il bollo auto perché il petrolio è alle stelle e le nostre strade sono praticamente le stesse di vent’anni fa benché i veicoli che vi transitano siano ormai diventati milioni. Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché nell’ultimo ventennio non si sono costruite metropolitane in tutte le città, invece di obbligare i cittadini a pagare parcheggi che ormai non si sa più neanche dove collocare. Vorrei si potessero scaricare tutte le spese, anche quelle dei generi alimentari che sono documentate giornalmente da molte tv a suon d’interviste ai cittadini…. perchè, le imposte le paghiamo pure su quello che mettiamo in tavola.... oppure no? Vorrei che qualcuno ci spiegasse perché si sono costruiti “pezzi” di autostrade mai finiti, opere pubbliche mai utilizzate (forse solo inaugurate), depuratori e tante altre cose che il popolo ha pagato a suon di balzelli e sono diventate invece, proprietà, del DEGRADO più totale. Vorrei, si vorrei, uno Stato con a cuore i suoi cittadini, che riconosce i suoi sbagli e lo faccia dando un po’ di respiro a un Popolo che per tanti anni ha solo e sempre…. dato! Vorrei.... ma forse resterà solo un bel sogno!
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Marina Lussiana
Presidente A.T.A.

sabato 16 agosto 2008

Qualche buona idea e ci sarebbe anche una buona politica!



Epurazioni, quote latte e politica!

Certo che il 2007 è stato fecondo di sorprese! E l’estate forse, ci ha riservato le migliori. Due gli argomenti che non possono passare certo sotto silenzio. Il mese di agosto infatti, ha visto l’epurazione del collega, Fabiano Mazzotti, dalla presidenza della sezione coldiretti di Faenza e da socio della Federazione. Non dobbiamo però stupirci più di tanto, chi ha una propria “testa” e pretende pure di usarla, non è ben visto dai “poteri forti”, quindi rischia facilmente di incorrere in simili reazioni. Mazzotti forse ha osato troppo andando a parlare con De Castro cercando di trovare soluzioni a problemi enormi che vedono gli agricoltori sempre più in difficoltà, invece di appoggiare le posizioni della tracotante Coldiretti. Ormai sono sempre più numerosi quelli come noi, che per un motivo o per l’altro vengono allontanati… allora sorge spontanea una domanda: io che sono stata cacciata da Coldiretti nel lontano 2005… perché ho ricevuto la lunga lettera (ben tre pagine) del Presidente Marini, che m’invitava (come socio) alla manifestazione di Bologna dell’11 luglio? Anche l’amico, Maurizio Landi, (e altri?) pare abbia ricevuto la stessa missiva, perché? Chi è preposto ad eventuali verifiche… verifichi su ciò! Tutta la nostra solidarietà quindi, a Mazzotti, ribadendo il concetto che forse a volte, certe situazioni possono portare più benefici che negatività, il fatto che tutti quelli che “osano”… vengono pagati con la stessa moneta, “l’espulsione”, ci da ragione nel dire che non c’è democrazia, che chi non ci vuole non ci merita, e, più importante ancora, tali comportamenti, obbligano certamente a profonde riflessioni tutta la “base” agricola. Altra chicca tutta estiva: TG e giornali… pieni di latte! L’ORO BIANCO! Piazze occupate per protestare contro il prezzo del latte alla stalla! Scioperi alle porte!!!! Se la memoria non m’inganna, circa 25 anni fa, le quote sarebbero (sono?) state istituite per contingentare un’eventuale eccesso di produzione che avrebbe fatto crollare il prezzo… (ma è cresciuto?) Oppure, non è accaduto, che attorno alla nascita del “regime quote”, hanno cominciato a ruotare un bel po’ di organismi che hanno forse lucrato sulla commercializzazione delle quote stesse e poi, sulla commercializzazione del latte degli allevatori si sono messi a trattare per noi il prezzo del bianco nettare? Io mi chiedo perché gli agricoltori non vadano a trattare il prezzo del latte direttamente. Che cos’è questa storia che ci deve andare qualcun altro a decidere quanto deve venire in tasca a chi suda nelle stalle e spende un sacco di soldi per mantenere i propri animali! Ma l’ha ordinata il medico sta roba? Da quando non siamo capaci di prendere il telefono, chiamare l’industriale e chiedere quanto offre al litro? Se il prezzo piace è fatta…. se no si sente qualcun altro. Da imprenditrice non riesco a capire perché gli industriali si debbano sedere “tutti insieme” ad un tavolo e decidere quanto dare a noi che siamo a casa in trepida attesa…. troppo occupati per andarci di persona? Oooh sveglia, abbiamo fatto lo stesso errore con la politica ora è meglio riprenderci in mano le trattative aziendali. Ad esempio, come ha fatto il nostro collega nonché Segretario Provinciale del M.A.A. di Torino, Emilio Cerrato, che insieme ad un altro allevatore della zona trattano direttamente con l’industriale forse già da un paio d’anni; rispetto al prezzo regionale per la campagna 01/04/2007 – 31/03/2008 con un quantitativo di circa 2000 litri di latte (20 quintali) al giorno consegnati, con una contrattazione mensile e non annuale, dal 01/04/2007 al 31/09/2007 hanno percepito un prezzo del latte più alto di circa tre – cinque centesimi al litro (e senza l’aiuto di nessuna associazione, solo basandosi sullo sviluppo del mercato). Ci vuole solo un po’ d’iniziativa e la chiara consapevolezza che quello che stà nelle nostre aziende è roba nostra. E’ ora di costruire una seria collaborazione con coloro che sono i nostri migliori alleati: i consumatori, infatti in molti hanno ormai capito che in Italia si registra – contemporaneamente – il prezzo più basso per l’acquisto della materia prima da parte degli industriali ed il prezzo più alto del cartoccio di latte per il consumatore. Dato che fare politica vuol dire trovare soluzioni che portino beneficio ai cittadini, allora noi la stiamo facendo alla grande e lanciamo pure qualche idea. Perché le Istituzioni regionali agricole (Assessorati Agricoltura e Montagna) non investono qualche “spicciolo” del loro budget in campagne pubblicitarie a favore della categoria agricola, indirizzando il consumatore, nell’andare “di nuovo” a prendere il latte nelle aziende direttamente? Non è infatti lo stesso latte che trovano nel supermercato? Se viene immesso sul mercato da parte degli industriali è perché ha tutte le carte in regola per soddisfare i necessari requisiti sanitari, di certo guadagnerebbe di più l’allevatore e risparmierebbe il consumatore. Altra idea, i Sindaci che hanno aziende di produzione nei loro Comuni, dovrebbero incentivare la vendita diretta del latte nei negozi o supermercati presenti sul loro territorio. Bisogna parlare di questo ai consumatori, allearci con loro, cominciare tutti insieme a chiedere a gran voce alle Istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali di valorizzare “anche” il nostro lavoro (non c’è solo l’industria) e di considerare queste proposte… d’altronde, se nessuno mai propone e chiede nulla, non potrà mai avere nulla.

Marina Lussiana
Presidente A.T.A.

giovedì 14 agosto 2008

Agricoltori arrabbiati... e forse ne han ben donde!




Ma che belle le montagne pulite... grazie agli allevatori però!





Oggi sono andata con l'amico Valter su per le montagne della Val Susa e della
Val Chisone. Una bella giornata in giro per alpeggi a trovare i colleghi e a fare qualche foto alle (bellissime) "Barà" e alle altre razze (altrettanto belle), bovine e non solo, che pascolano le nostre montagne.










Qui siamo nel Comune di Usseaux ricco di alpeggi e pascoli, comune che ha visto agricoltori e ristoratori arrabbiati col primo cittadino, per la più che minacciata chiusura della strada del Colle dell'Assietta.


Oggi abbiamo di nuovo raccolto le loro lamente, che vedono (comunque) la strada chiusa il mercoledì e il sabato(con una negativa e ovvia ricaduta sui guadagni), chiusura altamente pubblicizzata dagli enormi cartelli digitali sulla statale che penalizza anche gli alpeggi sull'altro versante, perchè, secondo gli allevatori, "i turisti con la paura di trovare la strada chiusa optano per posti più transitabili e accessibili".
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Sopra: begli esemplari di "Barà"
Sopra: piccolo gregge di pecore
A fianco: la mamma è sempre la mamma!

98 miliardi.... non sono bruscolini!


Con questi 98 miliardi potrebbero davvero toglierci il bollo auto!

Qui di seguito ho voluto pubblicare la lettera che due giornalisti del secolo XIX, Marco Menduni e Ferruccio Sansa, hanno inviato al Direttore del Monopoli di Stato, Giorgio Tino. Non dobbiamo dimenticarli quei 98 miliardi di euro.... perchè sono probabilmente pari a tre finanziarie. Dobbiamo ricordarcene, perchè non si venga più a chiedere ulteriori sacrifici agli Italiani. Il recupero di questa montagna di soldi potrebbe sicuramente servire a tante cose ma sarebbe bello che per una volta ci fosse qualcosa di immediato (il bollo auto per esempio!) direttamente a favore dei cittadini che in questi anni..... tanto hanno già dato! Perchè non sollecitare in questo senso?


Marina Lussiana Presidente A.T.A.

Gentile dottor Giorgio Tino, ci piacerebbe porgerle queste domande a voce, ma parlarLe sembra essere impossibile. Da mesi La cerchiamo inutilmente, cominciamo quasi a dubitare che Lei esista davvero. E dire che Lei avrebbe interesse a rispondere (oltre che il dovere). Secondo il rapporto di una commissione di inchiesta parlamentare e secondo gli uomini della Guardia di Finanza infatti, tra imposte non pagate e multe non riscosse le società concessionarie delle slot machine devono allo Stato 98 miliardi di euro (sì, proprio miliardi, quelli con nove zero, per capirci). Sarebbe una delle più grandi evasioni della storia d’Italia. Secondo la commissione e gli investigatori, questo tesoro – che equivale a tre manovre finanziarie costate lacrime e sangue ai contribuenti – sarebbe stato in sostanza regalato alle società che gestiscono il gioco d’azzardo legalizzato. Di più: nei consigli di amministrazione di alcune di queste società siedono uomini appartenenti a famiglie legate alla Mafia. Insomma, lo Stato italiano invece di combattere Cosa Nostra le avrebbe regalato decine di miliardi di euro. Con quel denaro si potrebbero costruire metropolitane in tutte le principali città d’Italia. Si potrebbero comprare 1.000 Canadair per spegnere gli incendi. Potremmo ammodernare cinquecento ospedali oppure organizzare quattro olimpiadi. Si potrebbero realizzare impianti fotovoltaici capaci di fornire energia elettrica a milioni di persone oppure si potrebbe costruire la migliore rete di ferroviaria del mondo. Da mesi noi abbiamo riportato sul nostro giornale, Il Secolo XIX, i risultati dell’indagine. Decine di pagine di cronaca che non sono mai state smentite. Secondo la commissione d’inchiesta, i Monopoli di Stato hanno gravi responsabilità nella vicenda. Non solo: la Corte dei Conti ha chiesto alle società concessionarie di pagare decine di miliardi di euro per il risarcimento del danno ingiusto patito dallo Stato. E nei Suoi confronti, signor Tino, i magistrati hanno aperto un procedimento per chiedere il pagamento di 1,2 miliardi di euro di danni. Ma Lei che cosa fa? Tace e rimane al suo posto, come tutti i responsabili dei Monopoli, dalla dottoressa Barbarito alla dottoressa Alemanno (sorella dell’ex ministro di Alleanza Nazionale). E, cosa ancora più incredibile, tace il vice-ministro dell’Economia, Vincenzo Visco (che da mesi ha ricevuto il rapporto della commissione di inchiesta), da cui Lei dipende. Ma noi proviamo a porLe ancora una volta alcune domande: - Come mai nell’agosto scorso il Governo Prodi ha deciso di confermare la Sua nomina al vertice dei Monopoli di Stato nonostante che, appena un mese prima, Lei fosse stato indagato dai magistrati di Potenza nell’inchiesta sul gioco d’azzardo? - E’ vero, come risulterebbe dalle intercettazioni telefoniche, che alcuni membri della Sua famiglia avrebbero ricevuto viaggi in regalo da importanti compagnie produttrici di tabacco? - Perché, nonostante Lei fosse al vertice dei Monopoli di Stato, sedeva anche nel consiglio di amministrazione di una delle più importanti multinazionali di distribuzione dei tabacchi? - Ma soprattutto: può spiegarci per filo e per segno che fine hanno fatto quei 98 miliardi di euro che secondo la Finanza sono stati sottratti alle casse dello Stato? E può dirci perché i Monopoli, come sostengono gli investigatori, non hanno chiesto il pagamento di nemmeno un euro di multa? Finora Lei non ci ha mai voluto rispondere. Forse conta sul sostegno del mondo politico. Del resto la Sua poltrona è una delle più ambite d’Italia. Pochi lo sanno, ma i Monopoli gestiscono il commercio del tabacco e del gioco d’azzardo legalizzato. Insomma, un tesoro, su cui i partiti si sono lanciati da anni: An ha suoi rappresentanti proprio nei consigli di amministrazione delle società concessionarie delle slot machine, mentre le federazioni dei Ds sono proprietarie di molte sale Bingo. Così Lei può permettersi di tacere. Ma chissà che cosa farebbe se a ripeterLe queste domande fossero decine di migliaia di visitatori di questo blog (l’indirizzo dell’ufficio stampa è ufficiostampa@aams.it )?

Marco Menduni

Ferruccio Sansa

Giornalisti del Secolo XIX

sabato 9 agosto 2008

Tolleranza, comprensione e anche un pò.... di pazienza!


Qui di seguito la "Lettera al Direttore" che ho inviato (e pubblicata) dopo una serie di articoli che vedevano cittadini contro agricoltori; ci vuole comprensione e tolleranza, ma..... da tutte le parti!


Signor Direttore, ha goduto di una certa fortuna la notizia (denuncia degli abitanti e replica degli agricoltori) delle “puzze” in Sant’Ambrogio a Sala di Giaveno. Il Suo giornale ha dato spazio al malcontento degli abitanti e – nel numero successivo – alla comprensibilmente piccata replica degli agricoltori che hanno, sversato i liquami organici nel terreno a loro affidato, a quanto ci pare aver capito, solo in affitto. Se è assolutamente legittimo che tutti pretendano di vivere al meglio, anche e soprattutto in campagna, senza fastidiosi attentati all’olfatto, è altrettanto vero, che sono gli agricoltori, prendendo in affitto terreni che abbandonati diventerebbero selve, a svolgere un servizio che è a beneficio di tutti, prima del territorio, poi di chi lo abita. Una funzione sociale di salvaguardia del paesaggio ed anche dell’ambiente. Forse è bene che tutti si rendano conto di quanto, certo non lucrando chissà quali profitti, ma ricavandoci solo erba per le proprie bestie, dell’importanza del lavoro agricolo nella difesa del territorio. Se non gli agricoltori chi in cambio di un po’ d’erba o fieno pulirebbe questi grandi spazi verdi? I terreni che non si possono concimare, è noto a tutti, non interessano più di tanto chi lavora la terra e deve sostenere spese non indifferenti in termini di mezzi lavoro (macchine e attrezzature), impreviste riparazioni, carburante e magari anche le ore del personale o dell’agricoltore occupato. I proprietari a quel punto, forse dovrebbero ricorrere ad un loro personale impegno per la pulizia (di solito più volte durante la stagione, anche tre), oppure appoggiarsi a ditte specializzate, ovviamente in quel caso….. facendosi carico delle eventuali spese di manodopera e forse anche di smaltimento. Agli agricoltori si può chiedere certamente di intervenire in momenti…. più freschi, l’attenzione e la comprensione deve essere da parte di tutti, come però anche…. la tolleranza. Questo quanto sentivo in animo, sperando che si attuino virtuosi rapporti di buon vicinato tra agricoltori e chi ha scelto di vivere, non agricoltore, in campagna. Scusandomi per lo spazio sottratto, saluto Lei e tutti i lettori.

Marina Lussiana
Presidente A.T.A.