
Signor Direttore,
forse l’imminenza delle vacanze al tempo della sua uscita (non siamo a conoscenza di eventuali repliche) ha sconsigliato a chi ne veniva chiamato in causa, in primis la classe politica locale ma anche i sempre prolifici “professionisti dell’ecologismo e della caccia”, di raccogliere i tanti spunti che la lettera di Angelo Bonnet, dava a larghe mani, nel numero 30 de “La Valsusa”, di giovedì 24 luglio. Stessa sorte (la disattenzione) da parte di noi dell’A.T.A. che non abbiamo risp

E’ vero: i poteri centrali e centralismi (mica solo Roma, anche Torino) sono prigionieri di un facile manierismo ecologista, che porta a teorizzare molto ed operare ben poco. Una posizione drammaticamente insufficiente, che alla montagna fa male. Combatte, infatti, la presenza dell’uomo sulla montagna. E la montagna ha un senso ed un valore perché l’uomo ci lascia un segno ed è alquanto faticoso, tanto che forse chi stà mollemente affondato nei salotti con drink e chiacchiera facile, non può certo comprendere.
Nemici delle strade aperte in altura, questi presunti amici dell’ambiente non fanno altro che condannare le “terr

L’agricoltura è sempre troppo dimenticata (se ne sminuisce il valore assoluto nell’economia nazionale non tutelandola e svendendola in nome di sedicenti europeismi) e le attività agro-silvo-pastorali in quota lo sono ancora di più. Sembra non comprendersi che l’uomo non è, “il cancro del pianeta”. L’uomo, l’agricoltore e l’allevatore, il pastore e l’imprenditore che rischia in montagna col suo duro lavoro, è il custode e l’artefice del paesaggio e della sua salvaguardia. Una magica “età della Natura” esiste solo nella testa di chi non la conosce, di chi non fa fatica per renderla abitabile e ne deve anche trarre di che vivere.
La montagna non è il parco gioco per cittadini annoiati è un ambito di vita e vitalità. Abbisogna di un protagonismo politico, in questo senso l’orizzonte dell’autonomia continua a dover essere esplorato.
Bisogna investire sulla comunità, evitando – in questo non concordiamo con la linea prospettata da Bonnet – di replicare Enti che castrano il diritto naturale che la proprietà privata è. La vicenda degli ungolati, i danni enormi che essi provocano sono sempre meno rimborsat

E’ possibile, al di là della retorica, un protagonismo della montagna ma ci vuole più intervento e meno ideologia. Più rispetto ai proprietari, più potere ai territori e meno consulenze.
Perché non si costruisce, noi ci si starebbe, un “patto/progetto per la montagna”, che rivendichi le giuste attenzioni (o meno attenzione: troppi i divieti e nulli gli incentivi!) da parte della politica?
Marina Lussiana
Presidente A.T.A.