mercoledì 24 settembre 2008

Epurazioni.......


Come promesso ecco il post che spiega meglio la mia "epurazione" dalla coldiretti.
Pubblicato sul numero 8/9 di Spazio Rurale - Mensile nazionale di agricoltura-


Da davvero da pensare il modo in cui in tante parti d’Italia gli agricoltori che si azzardano a far capire alla loro Organizzazione che possiedono “una testa pensante”… in quattro e quattr’otto vengono immediatamente allontanati e disconosciuti da soci. Ha la mia piena solidarietà l’amico Gianfranco Rambelli, di cui ho letto la storia e che ha intrapreso la lunga Via Crucis del ricorso ai Probiviri che ho percorso anch’io tempo fa. Tanto per avvallare la tesi che il malcontento è diffuso… la gente protesta in Veneto come in Sicilia, in Emilia Romagna come in Piemonte e alcuni dei motivi che vengono spesso ribaditi a me, li ho esposti nel numero dello scorso mese. Tanti sono gli argomenti di cui vorrei parlare ma, come avevo promesso, Vi racconto come si è arrivati alla mia “epurazione” dalla Coldiretti. In Piemonte va di moda alla grande epurare, stanno applicando questo sistema anche nella Sanità… infatti stanno cambiando radicalmente tutti i Direttori delle ASL. Battute (neanche tanto) a parte, tutto ha inizio nel 2004 quando decido di candidarmi a Presidente Provinciale Coldiretti di Torino. Dopo molti mesi e molte richieste per avere copia dello statuto della Federazione, a novembre 2004 in un’ennesima (ripetitiva) missiva chiedo oltre allo statuto, copia del bilancio 2003 e varie altre cosette. E li, come si dice dalle mie parti e tanto per stare in tema agricolo “è cascato l’asino”. Forse avevo chiesto troppo. Il 30 dicembre mi arriva una glaciale letterina che mi informa della mia “decadenza da socio” e sapete il motivo? Dopo anni… si erano improvvisamente resi conto che ero Presidente dell’A.T.A. Sarà stato davvero questo il motivo? O è stata forse la mia inaspettata candidatura che non è affatto piaciuta? Non era mica un mistero la mia Presidenza. Una persona che va a protestare una volta davanti al TAR, un’altra volta si parcheggia sotto le finestre del Direttore Regionale alla Sanità con tanto di campanacci (ma di quelli grossi) oltre ai cartelli e a tutto quanto serve alle civili proteste… e infine arriva addirittura ad incatenarsi con il Direttivo dell’A.T.A. davanti alla sede RAI di Torino per i problemi della categoria, non passa certamente inosservata… Impossibile credere che la grande “onnipotente Coldiretti” non lo sapesse. Comunque sia, il fatto all’inizio mi dà un pelino fastidio e faccio quindi ricorso ai probiviri… ovviamente non c’è stato nulla da fare e a marzo l’ardua sentenza: espulsa! Subito me la sono anche presa un po’ sapete… ma forse era solo l’onta di essere stata “cacciata” senza aver fatto niente per meritarlo, anzi! Fin dagli anni 60 mia madre è stata iscritta alla Federazione, giunta all’età giusta ha iscritto anche me che l’ho sostituita come titolare quando è andata in pensione…. Circa quarant’anni di “tessera coldiretti” in famiglia e all’improvviso basta, non servi più. Dopo il primo momento di incavolatura però, ho riflettuto sull’accaduto e mi sono detta: chi non mi vuole non mi merita. Se chiunque si azzarda a proporre cambiamenti o criticare scelte che ritiene sbagliate, o peggio, se prova addirittura a candidarsi… viene cacciato, allora ci si deve rendere conto di non essere “socio” di un ente democratico ma forse piuttosto di una dittatura vera e propria dove non c’è spazio per nessuno che non abbia le stesse idee “dei sempre soliti noti”. Ho realizzato che in fondo io non avevo avuto nulla gratuitamente in passato dalla tracotante Coldiretti, quello che negli anni aveva fatto per me, l’avevo sempre profumatamente pagato, la contabilità, le domande per i premi (mi sono sempre chiesta come mai tutto andava sempre a finire con nuove domande da fare sempre nei soliti uffici). Non ci vorrebbe un’alternativa anche a questo? Magari avvalendosi di giovani commercialisti e professionisti, che hanno sicuramente studiato tanto per trovare uno spazio nella loro giovane e lunga vita lavorativa… non si darebbe così ragione a quanto ha detto il Presidente dell’Autorità Garante Della Concorrenza E Del Mercato, Antonio Catricalà, nella relazione annuale citando Luigi Einaudi? “ …la convinzione che il monopolio sia il male sociale alla radice delle sopraffazioni dei forti contro i deboli.” Ma torniamo a noi, tutto il malcontento che ci aveva portati a costituire l’A.T.A. era infatti la conseguenza della mancanza di rappresentanza sindacale. Non ci sentivamo più rappresentati, le grosse Organizzazioni pare si occupino con piacere solo di quelle cose che fanno notizia, dimenticandosi di quelle che ci toccano quotidianamente e che portano tante aziende al rischio di chiusura… e altre alla chiusura definitiva. Azzeccatissimo il titolo della lettera di Marco Mainetti “Colpirne uno per educarne cento (…o più!)” mi aggrego al Suo appello di essere tutti solidali con Gianfranco Rambelli… Ma non solo i sindacati hanno la responsabilità della nostra sgangherata agricoltura, anche chi non ha verificato i suggerimenti che riceveva ha le sue grandi imperdonabili responsabilità: il mondo politico. In questi anni abbiamo sentito parlare a iosa di Devolution… bella parola, sa di importante… fa fine e non impegna; peccato perché sembra che l’unica “devoluzione” in Italia, l’abbiano forse fatta proprio i Politici decenni fa… quando hanno “devoluto il Potere Politico” di cui gli elettori li investivano… ai sindacati. I Governi sia di destra sia di sinistra hanno ascoltato per anni le imbeccate di questi “potenti” e ora ne vediamo i risultati. Che farà il “di nuovo” Ministro all’agricoltura De Castro? Seguirà le orme del Suo predecessore o ascolterà invece “la base”? Noi di consigli da dare ne avremmo tanti e li daremmo volentieri anche a Lui; ovviamente vorremmo darglieli prima di veder piovere a dirotto nuovi decreti. Avete notato che in campagna elettorale nessuno ha parlato più di tanto di agricoltura? Una dimenticanza, o piuttosto nessuno aveva nulla di concreto da proporre a una categoria con un’economia ormai boccheggiante? Per questo l’orgoglio di ognuno di noi deve portarci a smettere di credere che gli “asini volano” (tanto per continuare a stare in tema) e capire che soltanto rappresentandoci da soli riusciremo a cambiare qualcosa nella nostra azienda comune: l’Italia. Ha ragione Vittorio Barreca quando dice che ci si deve ribellare e dichiarare la “Guerra Verde” per abbattere e cambiare quel potere che da decenni soffoca la voce di chi vorrebbe invece urlare. Sveglia Agricoltori perché che vi piaccia o no la politica si sveglia ogni mattina almeno un’ora prima di voi, per occuparsi proprio di Voi… anticipatela! Come fare? Basta smettere di pensare che non ne siete capaci; ognuno di noi è all’altezza di suggerire soluzioni e di proporre alternative. Chi è più competente a gestire un’azienda di chi la gestisce quotidianamente da anni? Nascerà il partito degli agricoltori, perché, come ho già detto sullo scorso numero di Spazio Rurale, noi agricoltori abbiamo una nostra dignità politica, ed è ora che trovi spazio anche nelle “stanze” del Parlamento Italiano, Europeo e in qualunque altra sede Istituzionale.

La Presidente A.T.A.
Marina Lussiana

Coazze 11/07/2006
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1 commento:

  1. politica...
    il guaio è che, la gran parte di chi la fa per gli agricoltori, agricoltore non è. quindi non capisce.
    ben venga qualcosa di diverso!!!

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