martedì 9 dicembre 2008

Qualche informazione!





Comunicato stampa –



Valorizzare il ruolo degli allevatori in montagna, affinché ne venga riconosciuto il valore economico, sociale ed ambientale. Questo è uno degli obiettivi “storici” dell’Associazione Tutela Agricoltori. Con quest’obiettivo l’associazione ha promosso un incontro, presso la sede sociale, a Coazze, in cui si è fatto il punto su progetti, emergenze, iniziative e prospettive. Un confronto aperto, cui hanno partecipato ieri la Presidente nazionale dell’A.T.A. ed assessore e vicepresidente della commissione agricoltura del Parco Orsiera-Rocciavé Marina Lussiana; Claudio Berno, assessore del Parco Orsiera-Rocciavé e veterinario Asl; Silvia Dalmasso, veterinaria e consulente sul lupo al Centro Gestione Conservazione Grandi Carnivori; Giancarlo Lussiana, imprenditore agricolo.
Il progetto del Parco Orsiera-Rocciavre di acquistare un piccolo gregge di pecore di razza biellese, da indirizzare anche a lavori di cura delle aree verdi nei Comuni. Gli attacchi dei lupi alle varie greggi e la prevenzione/salvaguardia/proposte. L’attivazione di progetti nel “pascolo protetto”. Questi i temi principali del confronto.
Marina Lussiana e Claudio Berno hanno illustrato le linee del progetto proposto dal Parco alla Regione Piemonte e non finanziato. “Intendevamo – hanno spiegato – acquisire un piccolo gregge di pecore di razza biellese, con il doppio obiettivo di selezionare capi immuni dalla scrapie (lingua blu) e consentire l’impianto, magari di giovani, di attività all’interno del parco e non solo, si pensava di destinare i capi al pascolo in aree verdi dei Comuni parte del Parco, così consentendo loro un risparmio nella cura del verde”. Il progetto non è stato dotato di risorse finanziarie, “ma speriamo – ribadisce Berno - che la Regione, quando lo ripresenteremo, sappia valutarne gli aspetti di utilità ed innovazione”. La Presidente Lussiana, inoltre, ha evidenziato che “chiudere gli animali in recinti vorrà dire avere forse un terzo del territorio montano non più concimato e curato. Questione tutt’altro che irrilevante visto che i problemi della pianura nascono in montagna”.
Intanto, sono state chieste le disponibilità ai sindaci dei vari Comuni: una risposta positiva e di grande apertura è giunta dal primo cittadino di Coazze, Paolo Allais.
“Portare al pascolo in montagna – ha sottolineato, ancora, Marina Lussiana – è un servizio che viene reso all’ambiente, al territorio ed alla collettività è tempo che gli Enti Pubblici, anche tenendo in considerazione proposte progettuali come quelle del Parco, riconoscano questo contributo. Mentre il Governo nazionale, vista anche la contingenza economica, dovrebbe attivarsi sulla nostra proposta di riduzione degli impegni “ad annuali” (ora quinquennali) per la percezione dei premi agli allevatori”. E’ tempo che in montagna torni ad essere protagonista, anche liberandolo da vincoli normativi imposti da burocrati vittime di un ambientalismo salottiero, chi vive in montagna e dalla montagna trae di che vivere.
Sono tante le difficoltà di chi lavora in altura, tra questi sicuramente il lupo. Lupo che – ha spiegato Silvia Dalmasso – “non è stato reintrodotto ma di cui è in atto, anche in conseguenza alla reintroduzione di ungulati e al progressivo abbandono della montagna da parte dell’elemento uomo, un fenomeno di ricolonizzazione naturale”. Al di là delle ragioni che lo hanno riportato sulle nostre montagne, è chiaro che la presenza del lupo aumenta i rischi e chiede un cambio di gestione del pascolo in altura, costringendo l’uomo ad una presenza più costante. Ad esempio è fondamentale l’ausilio del maremmano. A Pian Neiretto, tre settimane fa, ha raccontato Giancarlo Lussiana, “all’altezza delle piste ho ritrovato completamente sbranata una mia capra. Con la tipica firma del lupo: la dislocazione dello stomaco. E’ il primo attacco di questo genere, che avviene così in basso. Hanno colpito in una tipica giornata da lupi: pioggia fitta e nebbia bassa. Ci abbiamo messo due giorni a radunare le altre capre e altre tre mancano all’appello”.
Bisogna, ed è idea comune di tutti i partecipanti al confronto, che si investa, anche sull’esempio di altri Paesi europei sul pascolo assistito; con progetti che consentano, finanziandolo, l’inserimento professionale e l’assunzione da parte delle aziende di giovani negli alpeggi, per poter costruire l’effettiva “praticabilità” del pascolo protetto. “Non possiamo permetterci di lasciare abbandonata la montagna, il prezioso servizio di salvaguardia e prevenzione, di vero e proprio presidio, svolto dagli allevatori e dai pastori va riconosciuto”.

Ufficio Stampa
Associazione Tutela Agricoltori

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lunedì 8 dicembre 2008

Finalmente un Ministro che non fà solo allarmismo!




Di seguito riportiamo il comunicato del Ministro Zaia riguardo i distributori di latte crudo. Potete trovarlo sul sito del ministero delle Politiche Agricole. Siamo molto contenti quando possiamo dare notizie che vanno a favore della categoria.


Zaia: “Bollire il latte crudo come facevano le nonne”

Data: 06/12/2008Argomento: Sicurezza Alimentare

Il Ministro per le politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, a proposito delle notizie sulla salubrità del latte crudo distribuito direttamente dalle aziende agricole, ha avuto stamane una lunga e cordiale telefonata con il Sottosegretario alla salute, Francesca Martini.Zaia e Martini, in particolare hanno condiviso la convinzione che i recenti accadimenti non mettono in discussione in alcun modo la sicurezza dei cittadini e la serietà delle aziende agricole italiane."Possiamo affermare, ha detto il Ministro, che questo modo nuovo di distribuire il latte ha riavvicinato i consumatori all'agricoltura dopo decenni di eccessivo consumismo”.“Piuttosto, prosegue Zaia, va ribadito che, come più volte ricordato, vale per il latte ciò che è vero per ogni prodotto crudo, cioè che bisogna ricordarsi di quel che con semplicità facevano e insegnavano le nonne prima dell'era dei prodotti in plastica: nel caso del latte, per esempio, che va bollito. Così come vanno bolliti i contenitori prima di utilizzarli”.“L'incontro del 10 dicembre servirà per aiutarci a diffondere massicciamente questi consigli e per ribadire la validità di queste modalità di vendita di un prodotto nazionale buono e insostituibile per un'alimentazione sana ed equilibrata”.

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martedì 11 novembre 2008

L'A.T.A. chiede di ridurre gli anni d'impegno da cinque a uno -




Ecco un'altra battaglia dell'A.T.A.


Comunicato stampa –

La presidente dell’Associazione Tutela Agricoltori, Marina Lussiana, ha scritto al Ministro dell’Agricoltura Luca Zaia richiedendo che il Governo Italiano si attivi per una revisione degli anni di impegno necessari ad ottenere, dall’Unione Europea, i contributi. Da cinque consecutivi ad un solo anno.
“La nostra Associazione – spiega in avvio la presidente nella missiva al Ministro - vuol essere un tramite non solo per segnalare i disagi della categoria ma anche per suggerire soluzioni ai tanti problemi. In questo caso vogliamo portare la Sua attenzione sugli impegni quinquennali che le aziende agricole devono sottoscrivere per accedere ai contributi”.
In questi anni l’economia agricola versa in condizioni di seria difficoltà e la categoria fatica, come tanti altri settori, a far fronte alle spese per cui impegni di cinque anni risultano essere ormai quasi una sorta di scommessa per le imprese. Scrive ancora Lussiana, partendo da questo presupposto che “è noto, infatti, che nel caso in cui un’azienda non riuscisse a coprire anche solo l’ultimo anno di impegno, si vedrebbe costretta a restituire tutti i precedenti quattro anni di contributi percepiti, anche se il lavoro da parte dell’agricoltore è comunque stato eseguito.
Forse qualche anno fa un’azienda poteva risollevarsi da una simile situazione, ora sarebbe pressochè impensabile.”
“Considerando – chiude Lussiana nella perorazione rivolta a Zaia - la grande importanza che hanno gli allevatori nella manutenzione del territorio, a tal proposito la nostra Associazione chiede che, con effetto retroattivo, vengano ridotti gli anni d’impegno da parte della categoria da quinquennali ad annuali in quanto il contributo verrebbe comunque percepito su un lavoro realmente e ampiamente svolto”.
L’associazione auspica che il Ministro sappia tenere nella giusta considerazione non tanto la richiesta in sé, ma il grido di aiuto che il mondo agricolo sta alzando.

Ufficio Stampa
Associazione Tutela Agricoltori

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lunedì 10 novembre 2008

Auguri ad Obama


Di seguito la lettera di buon insediamento inviata al nuovo Presidente USA -

Eccellenza Signor Presidente,
forse non leggerà mai questa mia lettera ma ho deciso di mandarla lo stesso, perché è importante per me augurarLe tutto il bene possibile nella grande e difficile “avventura” che La attende. Mai elezioni americane sono state così sentite e seguite da parte mia, come questa che l’ha vista protagonista. Mai ho tifato tanto per un candidato, io, che nella mia veste di lobbjsta, di candidati in Italia ne ho sostenuti tanti, con la soddisfazione anche, di vederli eletti.
Siamo in un momento di vera emergenza su tanti argomenti (forse troppi e non debbo certo elencarli) ma il fatto che ora sarà Lei a guidare l’America mi fa ben sperare che i cambiamenti non sono mai impossibili, basta volerli, volerli fortemente e le cose possono davvero cambiare. Ci vogliono persone che abbiano quella cosa importante, che troppi politici hanno smarrito negli ultimi decenni: gli IDEALI…. sono questi che fanno la differenza, tra semplici persone e veri uomini.
E’ tempo di decisioni dure, è tempo di guardare e pensare ai deboli, è tempo di fare quella politica vera, che era nei cuori di tutti i Padri Costituenti di tutte le Nazioni, che le hanno scritte per garantire a tutti i cittadini… lavoro, certezze, uguaglianza e valori.

Con grande stima Le auguro buon lavoro e Le porgo
un ossequioso saluto.

La Presidente Nazionale A.T.A.
Marina Lussiana
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martedì 4 novembre 2008

Il bitto nel mirino!!!



Marzia ci informa di questa iniziativa. Riportiamo quanto segue dal suo blog:

Riporto quanto scrive il professor Michele Corti:

“I PRODUTTORI DEL PRESIDIO SLOW FOOD, RIUNITI NELL’ ASSOCIAZIONE PRODUTTORI VALLI DEL BITTO - NON USANO MANGIMI, FERMENTI LIOFILIZZATI. PRODUCONO IL BITTO NEGLI ALPEGGI DOVE E’ NATO 500 ANNI FA. COME UNA VOLTA.
LAVORANO IL LATTE SUBITO E AGGIUNGONO LATTE DI CAPRA OROBICA DI VALGEROLA (A RISCHIO DI ESTINZIONE) COME DA TRADIZIONE.
IL BITTO DOP TUTELATO DALLA LEGGE (MA COSA E CHI TUTELA LA LEGGE E, A QUESTO PUNTO CONTRO CHI?), INVECE, SI PUO’ FARE IN TUTTA LA PROVINCIA DI SONDRIO ANCHE DOVE, PRIMA DELLA DOP, NESSUNO SI SOGNAVA DI FARLO.
IL BITTO DOP SI PUO’ FARE SENZA UNA GOCCIA DI LATTE DI CAPRA, USANDO I FERMENTI LIOFILIZZATI PER “PILOTARE” LE FERMENTAZIONI, ALIMENTANDO LE VACCHE ANCHE IN ALPEGGIO CON MAIS, ALTRI CEREALI, MELASSO E SOIA OGM.

SE VI PARE GIUSTO NON DOVETE FARE NULLA. SE VI PARE INGIUSTO POTETE FARE QUALCOSA”
se volete fare qualcosa
leggete qui e firmate la petizione.

http://www.ruralpini.it/index.html
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martedì 28 ottobre 2008

Ministro Zaia e..... le altre 19 Regioni?



Dov'era al Lingotto.... l'Italia del Gusto?

Di seguito il comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero delle Politiche Agricole.
Lo pubblichiamo perchè ci è venuto il dubbio che al Salone del Gusto 2008 fosse presente solo l'agricoltura veneta! Possibile?!



Salone internazionale del Gusto di Torino Zaia:“In vetrina i prodotti d'eccellenza dell'agricoltura veneta"

Data: 23/10/2008
Argomento: Iniziative ed Eventi>Prodotti di Qualità

“L’agricoltura del Veneto è presente in prima fila a questo appuntamento così prestigioso e importante. E lo fa promuovendo e valorizzando le sue tipicità, frutto del lavoro degli agricoltori del territorio, un territorio che da sempre manifesta la vocazione ad un’agricoltura di qualità”. Con queste parole il Ministro Luca Zaia ha commentato la visita ai padiglioni veneti del Salone Internazionale del Gusto di Torino. La Regione è ospitata al Salone del Gusto nel Padiglione 2, l’area espositiva prevede tre spazi: i banchi di distribuzione dei prodotti tipici divisi per tipologie di prodotto (insaccati e carne, pesce, ortaggi e frutta, vino, formaggi, olio e prodotti da forno) un ristorante dove il Ministro ha pranzato con le specialità dell’enogastronomia veneta, e un palco per gli eventi.“Sono i numeri che testimoniano la forza e la competitività dell’agricoltura del Veneto, che con 15 prodotti a marchio dop e 10 igp, rappresenta una realtà di primo piano in ambito nazionale – spiega Zaia - Il Veneto nel 2007 è stata la prima regione per produzione di vino con oltre sette milioni di ettolitri e di questi più di due milioni servono per i vini d.o.c. e d.o.c.g. e oltre 4 milioni per quelli i.g.t.”Il Veneto sarà protagonista anche nello stand del Mipaaf, dove nelle giornate di venerdì e sabato, sarà infatti possibile degustare un prodotto tipico della provincia di Treviso come la Casatella Trevigiana. “L’agricoltura del Veneto – conclude Zaia – è fortemente legata con la terra e i territori, un legame che da vita a una produzione di prima qualità e che contribuisce in maniera importante a sostenere il made in Italy nel mondo.”
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mercoledì 22 ottobre 2008

Festa Rurale del "Cevrin di Coazze"



Comunicato stampa -


Sabato e Domenica scorsi è andata in scena, a Coazze, con un concorso di forze globale ed encomiabile, quindi con un ottimo successo, l'ottava edizione della "Festa Rurale del Cevrin di Coazze". Una festa che è concreta promozione di un tesoro
della tipicità e del territorio nel quale è nato.La nostra associazione, che si propone di dare rappresentanza al mondo dell'agricoltura, ha svolto un ruolo trainante nella creazione del Consorzio dei Produttori. Cogliendo, forte nella convinzione che solo con un'ampia convergenza di tutti gli attori di un territorio e la giusta valorizzazione di chi perpetua saperi e sapori, le prospettive che una simile realtà avrebbe potuto dare allo sviluppo locale.
Proprio perchè attenti al
valore economico della tipicità abbiamo voluto presentare nel contesto della festa la nostra 1° mostra fotografica sulla razza barà, un'altra delle grandi battaglie e scommesse (vinte) dall’A.T.A. Un grande grazie per la realizzazione e la cura della mostra va a Valter Bovio. Presente anche una bella esposizione di “Roudun” curata da Bruno Sada, e l’ormai immancabile gara di rotoballe che proponemmo già qualche “edizione” fa.
In questo week-end si è visto con grande piacere lavorare insieme i gruppi e le associazioni del territorio, tutte le realtà organizzate hanno offerto il proprio impegno. In prima fila il Comune di Coazze.
Quando si vive una bella esperienza, quando si vede dar seguito con tanta intelligenza ad una propria intuizione, non si può esimersi dal ringraziare. Per lo stile trasparente, aperto e coinvolgente dell’associazione, questo ringraziare non può che essere pubblico.
Quindi "Grazie!" a tutti e ciascuno, auspicando che lo sviluppo di simile festa sia una costante.Per intanto, noi dell’A.T.A., abbiamo già proposto ricevendo la positiva risposta del suo Sindaco Daniela Ruffino, per la nostra prima “Mostra Regionale della Razza Barà” il prossimo autunno, il Comune di Giaveno.
L'agricoltura ed il suo mondo, e chi anche sfidando certe vulgate ci si impegna, non deve fuggire la sfida dell'autopromozione, bensì accoglierla facendo sinergia con tutti gli altri attori del territorio.Ancora grazie a tutti quanti.

Marina Lussiana
Presidente A.T.A.
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sabato 18 ottobre 2008

Poveri noi ecco un'altra.... "tegola"!

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E ora arriva pure la lingua blu?


Dopo aver letto quanto mi scrive Marzia sull'obbligo di vaccinare gli animali per la "Blue Tongue", suggerirei di cominciare anche noi a chiedere (per iscritto) qualche cosa agli organi competenti:

1) se il vaccino che si utilizzerà è un vaccino "spento";
2) se non ci saranno effetti causati dal vaccino;
3) a quale ceppo della malattia appartiene il vaccino(mi pare ce ne siano diversi);
4) se l'animale risultato positivo appartiene al ceppo del vaccino;
5) se il vaccino è specifico per quel ceppo;

Qualche garanzia scritta non sarebbe male. Non per impedire la tutela sanitaria, ci mancherebbe, ma siccome di questi tempi si farebbe molta fatica a rimettere in piedi un gregge, chiedere qualche garanzia su quello che sarà delle aziende nel momento in cui, e se, sorgessero problemi, potrebbe essere un'idea. Ad esempio nel caso vi siano positività:

  • sono previsti blocchi aziendali?
  • per quanto tempo?
  • sono previsti rimborsi?
  • se si a quanto ammontano?
  • nel caso risultino positività e vi sia un blocco degli animali in azienda con la conseguente perdita della qualifica aziendale di ufficialmente indenne, si incorre nella perdita dei premi?
  • chi paga i vaccini?

Penso che siano domande più che legittime da parte di chi vede il proprio capitale un pelino a rischio, in un momento di crisi economica, da cui sarebbe ben difficile risollevarsi.

Marina Lussiana

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mercoledì 15 ottobre 2008

AGEA acquista 100.000 forme di Parmigiano e Grana


Il Ministro Zaia ieri dà questa notizia che pubblichiamo volentieri a titolo informativo-


Parma, Zaia: pronti tre piani di intervento per risolvere la crisi del Parmigiano e del Grana


“Interveniamo oggi a sostegno di un settore che ha fatto della qualità la strada maestra per raggiungere i mercati mondiali, dando così risposte concrete in grado di superare le ipotesi di stato di crisi che alcune parti hanno pure avanzato in queste settimane”.Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, nel corso dell’incontro con il Consorzio per la tutela del Parmigiano-Reggiano, una delle tappe della sua visita in provincia di Parma, organizzata per discutere con i rappresentanti delle diverse filiere i temi di più stretta attualità del settore nella regione. Fra questi: la crisi del Parmigiano Reggiano.“Quello che mettiamo sul tavolo – ha spiegato Zaia - è una strategia di intervento in tre mosse. La prima: ritireremo, attraverso l’Agea, 100 mila forme di Parmigiano Reggiano e altrettante di Grana Padano per aiutare i produttori in crisi. Le forme verranno acquistate a prezzi di mercato e saranno poi distribuite agli indigenti, sempre a pezzi di mercato, attraverso il canale delle ONLUS e delle associazioni di volontariato”. Grazie al ritiro, sarà possibile ottenere gli aiuti comunitari previsti in questi casi. Dal 1987 la Commissione Europea eroga infatti a ciascun paese dell’Unione un fondo destinato alla distribuzione di prodotti alimentari per la popolazione indigente. Nel 2009 l’Italia avrà a un budget raddoppiato rispetto ai fondi assegnati nel 2008 (66,4 milioni di euro) grazie alla trattativa di successo condotta in sede europea.“Stiamo lavorando a questo progetto – ha aggiunto il Ministro - già da un mese ed abbiamo negoziato in tempi non sospetti uno stanziamento di ben 129,2 milioni di euro”.In Italia il piano di intervento a favore delle fasce di popolazione più deboli è gestito dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) attraverso le principali organizzazioni caritative riconosciute (tra cui Croce Rossa Italiana, Caritas, Banco Alimentare). Ogni anno queste associazioni garantiscono assistenza a oltre 15.000 strutture senza scopo di lucro (centri di accoglienza, parrocchie, mense) e a oltre 2 milioni di indigenti. I Consorzi di Grana Padano e Parmigiano Reggiano si sono impegnati ad integrare il volume di prodotto che verrà ritirato con una loro donazione gratuita. Secondo passo della strategia: “Creeremo – ha detto Zaia - un tavolo con la GDO, che sarà coordinato dal Mipaaf, ed infine – terza e ultima mossa – proprio a livello della grande distribuzione organizzata, predisporremo una campagna di promozione internazionale. Del resto, chiedere la collaborazione della GDO per rilanciare il consumo di Parmigiano-Reggiano è un passo ineludibile”. Il tavolo di lavoro con la GDO “punterà a soppiantare le promozioni che utilizzano il Parmigiano-Reggiano come prodotto ‘civetta’, deprimendo così il valore di un prodotto d’eccellenza e di grande qualità”. Occorre inoltre potenziare la vendita dei prodotti caseari DOP all’estero, grazie ad una incisiva campagna di promozione. “In questo senso – ha annunciato il Ministro – potrà avere un ruolo chiave Buonitalia, la società per la promozione dell’agroalimentare italiano, un vero cavallo di troia per sfondare sui mercati stranieri con interventi coordinati”. Su quest’ultimo punto, il Ministro Zaia ha precisato che “in futuro, l’intervento del Mipaaf potrà venire esclusivamente se Grana Padano e Parmigiano Reggiano saranno in grado di proporre un’unica strategia coordinata di promozione nel mercato interno ed estero. Da questo presupposto si potrà partire per un serio progetto di interprofessione che leghi la filiera del Gran e quella del Parmigiano, vera spina dorsale della filiera lattiero casearia italiana”.“Questi due formaggi sono importanti biglietti da visita del made in Italy, capaci di ‘trascinare’ la vendita di altre produzioni di qualità. Non parliamo quindi di crisi di mercato, perché questi prodotti mal si associano al termine crisi. Dobbiamo guardare avanti. Parmigiano e Grana Padano hanno ciascuno una storia e una tradizione alle spalle, così solide e forti da permetterci di costruire insieme un ambizioso progetto comune di rilancio”.
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lunedì 6 ottobre 2008

Sindacati? Eh basta!




Come promesso ecco un altro pezzo che spiega la nostra "affezione" ai sindacati agricoli! Pubblicato su -Spazio Rurale del 2/2006 -
- Mensile nazionale di agricoltura -


La catastrofe agricola è colpa dei sindacati

Argomenti importanti quelli trattati al convegno di martedì 20 dicembre, spaziati dalle quote latte, alla frutticoltura, ai problemi sanitari e via discorrendo, indetto dai colleghi del Cospa Nazionale a Legnago (VR) a cui il Presidente Vilmare Giacomazzi ha invitato La Presidente Nazionale dell’A.T.A. (Associazione Tutela Agricoltori) Marina Lussiana, trattandosi di argomenti che accomunano gli agricoltori Italiani e che li hanno visti insieme già in molte altre occasioni. Presenti al convegno, oltre a Veneto e Piemonte rappresentanti di molte regioni, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Sardegna, ecc. Un convegno che ha voluto spiegare ai colleghi perché alcune settimane fa, si è “occupata” la sede Nazionale della Coldiretti a Palazzo Rospigliosi a Roma. La Presidente Lussiana non ha potuto essere presente a questo appuntamento ma era presente ricordate, a quello davanti al Consiglio Di Stato solo poco tempo fa.
Già, perché malgrado l’informazione sia stata praticamente nulla, nella sede di Palazzo Rospigliosi martedì 22 novembre sventolavano le bandiere dei milk warriors e i padroni di casa si sono visti adornare la bella sala riunioni di bandiere su cui spiccava una vacca… invece della solita mega spiga…E i giornali e le TV ? tutti zitti, qui in Piemonte non abbiamo visto niente, malgrado vi fossero agricoltori addirittura davanti alla sede RAI di Saxarubra a manifestare il proprio malcontento… più comodi da riprendere di così!
Malcontento che è emerso copiosamente durante l’incontro di questo martedì 20 dicembre, a cui hanno partecipato circa duecento agricoltori, che, sentendo attribuire la responsabilità della spaventosa crisi agricola italiana alle Associazioni di Categoria, Coldiretti in testa, seguita dalle altre Organizzazioni… annuivano abbondantemente interessati.
Nessuno ha preso la difesa di questi grossi “pomposi sindacati”, anzi, negli interventi di chi ha preso la parola, le Organizzazioni sono state pesantemente colpevolizzate dello sfacelo dell’economia agricola Nazionale, il tutto ampiamente rafforzato dalle relazioni degli Avvocati Romano e Manzo che hanno evidenziato come per anni queste Organizzazioni hanno indirizzato i vari Ministri nelle scelte da fare, e di cui ora gli agricoltori raccolgono i frutti.
I propositi? L’inizio di una campagna d’informazione agli agricoltori, forse fin troppo all'oscuro da anni sui loro tanti diritti, ma molto ben informati invece dei loro doveri. E’ questo infatti l’intento dei vari Presidenti presenti nelle Regioni Italiane: far sapere agli agricoltori come è stato svolto il ruolo di rappresentanza sindacale in questi anni dalle Organizzazioni di Categoria per aiutare l’agricoltura e gli agricoltori, che hanno portato però a questo catastrofico risultato. Chiedere spiegazioni sui fallimenti di aziende come Parmalat, Cirio, Federconsorzi, sul crollo dei prezzi al produttore, sulla mancata protezione dei marchi dei prodotti agricoli italiani, sull’importazione scellerata di prodotti provenienti dall’estero spacciati per passata italiana, stesso destino forse per olio, formaggi, vino, solo perché… sono trasformati qui in Italia.
Sulla vaccinazione blue tongue che ha decimato il patrimonio zootecnico del centro sud, sulla contingentazione delle produzioni italiane che puntualmente sono state probabilmente oggetto di regalo ai colleghi europei.
E la frutta? La Presidente Marina Lussiana ha incontrato il coordinatore del Gruppo Trasversale Agricoltori, Fabiano Mazzotti, solo pochi giorni fa in un incontro con gli agricoltori a Forlì, il quale ha ampiamente lamentato quanto la Regione Emilia Romagna e la Coldiretti abbiano trascurato di difendere le loro produzioni tra le più rigogliose e importanti della nostra penisola, perché quest’indifferenza da parte loro?
Insomma, sull’incapacità di fatto di rappresentare ancora gli interessi di un’agricoltura italiana che non vuole prepensionarsi e dei cittadini italiani che vogliono la loro agricoltura e pagano per averla, ed invece, si ritrovano con la decimazione del patrimonio agricolo italiano, e magari… il formaggio prodotto con latte polacco sulla propria tavola.

La Presidente A.T.A.
Marina Lussiana


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domenica 28 settembre 2008

Maestro unico si o no?


Ho inviato ai media un'opinione sulla scelta del maestro unico,
da parte del Ministro Gelmini -


Signor Direttore,

la scuola è un tema importante, decisivo, che riguarda tutta la società. I bambini ed i ragazzi sono il (nostro) futuro, la loro istruzione ed educazione (la qualità delle stesse) sono un tratto distintivo del livello di civiltà. Proprio perché è un tema tanto decisivo, anch’io provo a condividere qualche riflessione. Forse in controtendenza rispetto a molti degli interventi che i media, grandi o piccoli, hanno ospitato.
“Alte grida” si levano contro il “maestro unico”. Si da quasi di “barbari” alla ministro Gelmini e al Governo tutto, per aver osato proporre, dal prossimo anno, questa riforma.
Io, lo dico subito, penso un gran bene di questa iniziativa. E non per tradizionalismi di maniera o “partito preso” tutto interno alla politica ed ai suoi schieramenti, ma perché sono “sopravvissuti” in tantissimi, a quell’esperienza…. e non sono neanche venuti su tanto male! Anzi.
Abbiamo vissuto gli anni delle nostre “Elementari” nel momento più fecondo, in classi numerose senza mai battere ciglio; abbiamo salutato per cinque anni, in piedi, con un rispettoso :”buongiorno Signora Maestra” sempre la stessa persona. Noi della “vecchia guardia” siamo capaci di affrontare impassibili 40 (e più) ore settimanali da anni. Ho letto che le Maestre di oggi, pare invece per contratto, di ore ne possano fare solo 22, e non sappiano, come fare a garantire l’apertura dalle 8,30 alle 16,30 se torna un unico soggetto. Secondo me, allieva di ieri, basta che le maestre e i maestri di oggi diano più fiducia a se stessi e comincino a pensare che con un po’ di buona volontà…. ce la possono fare.
Credo anche, semplicemente (checchè ne dicano presunti “grandi maestri” come Michele Serra su Repubblica) che la semplicità sia un valore da riconquistare al più presto, e che non sia la quantità di denaro o di risorse umane investite, a qualificare e sostanziare il livello delle scuole e della Scuola. Non bisogna nemmeno pensare, Signor Serra, che il centro destra veda gli immigrati semplicemente come una “lagna sociale”, bisognerebbe pensare invece, che chi arriva nel nostro paese debba obbligatoriamente imparare per prima cosa la nostra lingua, potrebbe anche servire a salvare qualche vita nei cantieri, dove a volte forse, non si capisce nemmeno un semplice “stai attento”!
Una scuola con meno maestri non è una pessima scuola. Specie se consentirà di recuperare il ruolo educativo delle famiglie (che del diritto-dovere all’educazione, alla scelta educativa, sono le uniche vere depositarie).
Una buona scuola, è solo quella che insegna ed educa i bimbi di oggi, ad essere uomini domani.
Allora, forza Gelmini! I buoni maestri e professori non hanno nulla da temere dalla riforma. Investendo sulla qualità e sulla giusta riorganizzazione, probabilmente, si potrà forse anche arrivare a pagar meglio gli insegnanti.
Sono considerazioni semplici, che non piaceranno ai “chierici della complessità”, ma, forse, un po’ di (buon) senso lo hanno.
Cordialmente

Marina Lussiana
Presidente A.T.A.

mercoledì 24 settembre 2008

Epurazioni.......


Come promesso ecco il post che spiega meglio la mia "epurazione" dalla coldiretti.
Pubblicato sul numero 8/9 di Spazio Rurale - Mensile nazionale di agricoltura-


Da davvero da pensare il modo in cui in tante parti d’Italia gli agricoltori che si azzardano a far capire alla loro Organizzazione che possiedono “una testa pensante”… in quattro e quattr’otto vengono immediatamente allontanati e disconosciuti da soci. Ha la mia piena solidarietà l’amico Gianfranco Rambelli, di cui ho letto la storia e che ha intrapreso la lunga Via Crucis del ricorso ai Probiviri che ho percorso anch’io tempo fa. Tanto per avvallare la tesi che il malcontento è diffuso… la gente protesta in Veneto come in Sicilia, in Emilia Romagna come in Piemonte e alcuni dei motivi che vengono spesso ribaditi a me, li ho esposti nel numero dello scorso mese. Tanti sono gli argomenti di cui vorrei parlare ma, come avevo promesso, Vi racconto come si è arrivati alla mia “epurazione” dalla Coldiretti. In Piemonte va di moda alla grande epurare, stanno applicando questo sistema anche nella Sanità… infatti stanno cambiando radicalmente tutti i Direttori delle ASL. Battute (neanche tanto) a parte, tutto ha inizio nel 2004 quando decido di candidarmi a Presidente Provinciale Coldiretti di Torino. Dopo molti mesi e molte richieste per avere copia dello statuto della Federazione, a novembre 2004 in un’ennesima (ripetitiva) missiva chiedo oltre allo statuto, copia del bilancio 2003 e varie altre cosette. E li, come si dice dalle mie parti e tanto per stare in tema agricolo “è cascato l’asino”. Forse avevo chiesto troppo. Il 30 dicembre mi arriva una glaciale letterina che mi informa della mia “decadenza da socio” e sapete il motivo? Dopo anni… si erano improvvisamente resi conto che ero Presidente dell’A.T.A. Sarà stato davvero questo il motivo? O è stata forse la mia inaspettata candidatura che non è affatto piaciuta? Non era mica un mistero la mia Presidenza. Una persona che va a protestare una volta davanti al TAR, un’altra volta si parcheggia sotto le finestre del Direttore Regionale alla Sanità con tanto di campanacci (ma di quelli grossi) oltre ai cartelli e a tutto quanto serve alle civili proteste… e infine arriva addirittura ad incatenarsi con il Direttivo dell’A.T.A. davanti alla sede RAI di Torino per i problemi della categoria, non passa certamente inosservata… Impossibile credere che la grande “onnipotente Coldiretti” non lo sapesse. Comunque sia, il fatto all’inizio mi dà un pelino fastidio e faccio quindi ricorso ai probiviri… ovviamente non c’è stato nulla da fare e a marzo l’ardua sentenza: espulsa! Subito me la sono anche presa un po’ sapete… ma forse era solo l’onta di essere stata “cacciata” senza aver fatto niente per meritarlo, anzi! Fin dagli anni 60 mia madre è stata iscritta alla Federazione, giunta all’età giusta ha iscritto anche me che l’ho sostituita come titolare quando è andata in pensione…. Circa quarant’anni di “tessera coldiretti” in famiglia e all’improvviso basta, non servi più. Dopo il primo momento di incavolatura però, ho riflettuto sull’accaduto e mi sono detta: chi non mi vuole non mi merita. Se chiunque si azzarda a proporre cambiamenti o criticare scelte che ritiene sbagliate, o peggio, se prova addirittura a candidarsi… viene cacciato, allora ci si deve rendere conto di non essere “socio” di un ente democratico ma forse piuttosto di una dittatura vera e propria dove non c’è spazio per nessuno che non abbia le stesse idee “dei sempre soliti noti”. Ho realizzato che in fondo io non avevo avuto nulla gratuitamente in passato dalla tracotante Coldiretti, quello che negli anni aveva fatto per me, l’avevo sempre profumatamente pagato, la contabilità, le domande per i premi (mi sono sempre chiesta come mai tutto andava sempre a finire con nuove domande da fare sempre nei soliti uffici). Non ci vorrebbe un’alternativa anche a questo? Magari avvalendosi di giovani commercialisti e professionisti, che hanno sicuramente studiato tanto per trovare uno spazio nella loro giovane e lunga vita lavorativa… non si darebbe così ragione a quanto ha detto il Presidente dell’Autorità Garante Della Concorrenza E Del Mercato, Antonio Catricalà, nella relazione annuale citando Luigi Einaudi? “ …la convinzione che il monopolio sia il male sociale alla radice delle sopraffazioni dei forti contro i deboli.” Ma torniamo a noi, tutto il malcontento che ci aveva portati a costituire l’A.T.A. era infatti la conseguenza della mancanza di rappresentanza sindacale. Non ci sentivamo più rappresentati, le grosse Organizzazioni pare si occupino con piacere solo di quelle cose che fanno notizia, dimenticandosi di quelle che ci toccano quotidianamente e che portano tante aziende al rischio di chiusura… e altre alla chiusura definitiva. Azzeccatissimo il titolo della lettera di Marco Mainetti “Colpirne uno per educarne cento (…o più!)” mi aggrego al Suo appello di essere tutti solidali con Gianfranco Rambelli… Ma non solo i sindacati hanno la responsabilità della nostra sgangherata agricoltura, anche chi non ha verificato i suggerimenti che riceveva ha le sue grandi imperdonabili responsabilità: il mondo politico. In questi anni abbiamo sentito parlare a iosa di Devolution… bella parola, sa di importante… fa fine e non impegna; peccato perché sembra che l’unica “devoluzione” in Italia, l’abbiano forse fatta proprio i Politici decenni fa… quando hanno “devoluto il Potere Politico” di cui gli elettori li investivano… ai sindacati. I Governi sia di destra sia di sinistra hanno ascoltato per anni le imbeccate di questi “potenti” e ora ne vediamo i risultati. Che farà il “di nuovo” Ministro all’agricoltura De Castro? Seguirà le orme del Suo predecessore o ascolterà invece “la base”? Noi di consigli da dare ne avremmo tanti e li daremmo volentieri anche a Lui; ovviamente vorremmo darglieli prima di veder piovere a dirotto nuovi decreti. Avete notato che in campagna elettorale nessuno ha parlato più di tanto di agricoltura? Una dimenticanza, o piuttosto nessuno aveva nulla di concreto da proporre a una categoria con un’economia ormai boccheggiante? Per questo l’orgoglio di ognuno di noi deve portarci a smettere di credere che gli “asini volano” (tanto per continuare a stare in tema) e capire che soltanto rappresentandoci da soli riusciremo a cambiare qualcosa nella nostra azienda comune: l’Italia. Ha ragione Vittorio Barreca quando dice che ci si deve ribellare e dichiarare la “Guerra Verde” per abbattere e cambiare quel potere che da decenni soffoca la voce di chi vorrebbe invece urlare. Sveglia Agricoltori perché che vi piaccia o no la politica si sveglia ogni mattina almeno un’ora prima di voi, per occuparsi proprio di Voi… anticipatela! Come fare? Basta smettere di pensare che non ne siete capaci; ognuno di noi è all’altezza di suggerire soluzioni e di proporre alternative. Chi è più competente a gestire un’azienda di chi la gestisce quotidianamente da anni? Nascerà il partito degli agricoltori, perché, come ho già detto sullo scorso numero di Spazio Rurale, noi agricoltori abbiamo una nostra dignità politica, ed è ora che trovi spazio anche nelle “stanze” del Parlamento Italiano, Europeo e in qualunque altra sede Istituzionale.

La Presidente A.T.A.
Marina Lussiana

Coazze 11/07/2006
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domenica 21 settembre 2008

Sprazzi di Val Sangone!


Ecco quà un pò della mia valle.
Magari vi viene voglia di venirci a fare un giro!


Quì il nostro Palazzo Comunale.... sede di decisioni, progetti e idee dei nostri "governatori".

Piazza Gramsci con la bella chiesa appena ristrutturata.


Il Monumento al Milite Ignoto.


Scendendo di pochi Km eccoci a Giaveno la cittadina più popolata della nostra piccola valle.

La bella chiesa sulla piazza principale.


La suggestiva torre e il Caffè Roma, forse uno dei più antichi (o forse perchè da che sono nata l'ho sempre visto in pole position) della bella Giaveno.



Lasciamo Giaveno e salendo verso Valgioie in lontananza si staglia in tutta la sua maestosità la Sacra di San Michele.

Un orgoglio del nostro Piemonte, merita davvero venire a vederla.

Non volevo essere campanilistica ma con l'aiuto del blog si può regalare qualche sprazzo di mondo a chi non conosce valli e città nuove e perchè no.... a far decidere chi li vede a venirci a trovare davvero!

Marina Lussiana

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venerdì 5 settembre 2008

Agricoltori e apicoltori.... la faida di Bardonecchia!




Di seguito il comunicato stampa inviato e interamente pubblicato.... ovviamente senza le immagini!


Coazze li: 28/08/2008

Comunicato stampa -

Ancora una volta l’A.T.A. ha dovuto fare i conti con la strana ansia da sfratto degli allevatori dalle montagne che sembra aver contagiato tanti (troppi!) amministratori comunali delle nostre Valli. A Bardonecchia, l’ultimo fatto accaduto mercoledì scorso.
Il Sindaco di Bardonecchia, che sembra voler essere sempre più una città come le altre, in spregio alla geografia ed alla geologia, dimenticando che quelle montagne che d’inverno ospitano la neve, le piste ed i turisti, non devono essere lasciate all’incuria, ha emesso – richiamando una violazione delle norme di pascolo, con un avvertimento una manciata di giorni prima – un’ordinanza di demonticazione all’allevatore Sandro Leschiera. Questi, un giovane che non ha dimenticato la montagna e ha fatto dell’allevamento un mestiere, costruendo con la propria intraprendenza una concreta speranza di futuro per l’agricoltura, non avrebbe prestato la dovuta attenzione ad evitare lo sconfino delle mucche dai terreni dell’Associazione Agricola Rochemolles ad altre proprietà. Tra cui forse, anche quelle di un apicoltore, che già denunciava sui giornali locali, il fatto che le mucche siano acerrime nemiche delle api: mangerebbero i fiori e si dovrebbe portarle in montagna più tardi di quanto si è sempre – e con buon senso! – fatto.
“Per parte nostra – commenta la presidente A.T.A., Marina Lussiana – noi sottolineiamo che troppo spesso ci si dimentica, e non è purtroppo il primo caso, che le nostre montagne hanno bisogno della presenza dell’uomo-pastore e delle sue mandrie. Pensiamo a quali drammatici effetti produrrebbe il lasciare il tutto allo stato brado. Oppure pretendendo che siano le api o persone retribuite a sfalciare l’erba di centinaia e centinaia di ettari, ed impedire che la montagna degeneri in selva, con grave danno per l’assetto idrogeologico”.
“Chiederemo inoltre – continua Lussiana - che anche l’apicoltura sia “normata duramente” al pari degli altri allevamenti. E’ ora, infatti, che anche gli apicoltori compilino i modelli e informino con quindici giorni di anticipo i sindaci di dove verranno posizionate le arnie e quanto ci resteranno; che venga regolamentato il trasporto degli insetti al pari dei ruminanti; che siano stabiliti dei “carichi” limitati per ettaro di arnie; che vi siano date stabilite di arrivo e di permanenza delle arnie e che tutti gli “animali” siano custoditi dai loro proprietari all’interno dei terreni di loro diretta appartenenza o in affitto perché non è giusto che vi siano due pesi e due misure, in fin dei conti fino ad oggi le api hanno succhiato il polline anche su terreni altrui, dove però anche i costi, ricadono su “gobbe” altrui”.
Fortunatamente ci sono esempi in controtendenza: è il caso di Sauze d’Oulx, dove l’amministrazione comunale, convocando urgentemente la commissione pascoli, si è attivata subito per fornire uno spazio alternativo alla mandria del giovane allevatore.
“La montagna – conclude la presidente A.T.A. – non può essere vista come una mera risorsa d’immagine e promozione., è la presenza dell’uomo, con la sua fatica ed il suo lavoro, specie degli allevatori e dei pastori, che la mantiene pulita e fruibile. In troppi sembrano dimenticarlo: noi non smetteremo di denunciare politicamente chi lo fa”.

Ufficio Stampa
Associazione Tutela Agricoltori
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domenica 31 agosto 2008

Politica piemontese…. se ci sei batti un colpo!


Sulle pagine de La Valsusa di giovedì 28 agosto è stata pubblicata la lettera inviata e che posto qui di seguito.... una lettera non solo al Direttore, ma anche, ai politici del territorio!

Politica piemontese…. se ci sei batti un colpo!

Signor Direttore,

forse l’imminenza delle vacanze al tempo della sua uscita (non siamo a conoscenza di eventuali repliche) ha sconsigliato a chi ne veniva chiamato in causa, in primis la classe politica locale ma anche i sempre prolifici “professionisti dell’ecologismo e della caccia”, di raccogliere i tanti spunti che la lettera di Angelo Bonnet, dava a larghe mani, nel numero 30 de “La Valsusa”, di giovedì 24 luglio. Stessa sorte (la disattenzione) da parte di noi dell’A.T.A. che non abbiamo risposto subito all’intervento del “sognatore montagnardo”, come egli stesso, in conclusione dell’intervento, si definisce. Noi forti della nostra esperienza di attenzione e lavoro concreto sulla montagna, con questi soli ma pesanti titoli, cerchiamo di dare forza e spazio al dibattito che un “pezzo” forte come quello di Bonnet merita.
E’ vero: i poteri centrali e centralismi (mica solo Roma, anche Torino) sono prigionieri di un facile manierismo ecologista, che porta a teorizzare molto ed operare ben poco. Una posizione drammaticamente insufficiente, che alla montagna fa male. Combatte, infatti, la presenza dell’uomo sulla montagna. E la montagna ha un senso ed un valore perché l’uomo ci lascia un segno ed è alquanto faticoso, tanto che forse chi stà mollemente affondato nei salotti con drink e chiacchiera facile, non può certo comprendere.
Nemici delle strade aperte in altura, questi presunti amici dell’ambiente non fanno altro che condannare le “terre alte” all’abbandono ed a divenire, di seguito a questo, un pericolo (si pensi al dissesto idrogeologico). Amici del lupo, si diventa nemico della pecora, della capra e della mucca che danno sostentamento all’uomo, allevatore o agricoltore, che vive e fa vivere la montagna.
L’agricoltura è sempre troppo dimenticata (se ne sminuisce il valore assoluto nell’economia nazionale non tutelandola e svendendola in nome di sedicenti europeismi) e le attività agro-silvo-pastorali in quota lo sono ancora di più. Sembra non comprendersi che l’uomo non è, “il cancro del pianeta”. L’uomo, l’agricoltore e l’allevatore, il pastore e l’imprenditore che rischia in montagna col suo duro lavoro, è il custode e l’artefice del paesaggio e della sua salvaguardia. Una magica “età della Natura” esiste solo nella testa di chi non la conosce, di chi non fa fatica per renderla abitabile e ne deve anche trarre di che vivere.
La montagna non è il parco gioco per cittadini annoiati è un ambito di vita e vitalità. Abbisogna di un protagonismo politico, in questo senso l’orizzonte dell’autonomia continua a dover essere esplorato.
Bisogna investire sulla comunità, evitando – in questo non concordiamo con la linea prospettata da Bonnet – di replicare Enti che castrano il diritto naturale che la proprietà privata è. La vicenda degli ungolati, i danni enormi che essi provocano sono sempre meno rimborsati (una pratica a volte, costa più di quanto fa ottenere), e ci viene spontaneo chiedere: da quando, per reclamare di essere risarciti di un danno subito, si deve delegare qualcun altro? E’ ora che proprietari e agricoltori, mandino loro, una lettera agli Enti che si affannano e affaccendano nella difesa dei selvatici, per quantificare e pretendere il rimborso dei danni subiti nei siti di loro proprietà o in affitto…. oppure quel vecchio detto “chi rompe paga e i cocci sono suoi” non vale per il settore pubblico? E’ sempre più lampante quanto la montagna sia rimossa dal potere, sempre più concentrato in poche mani e pochi luoghi (i soliti noti e le solite aree metropolitane).
E’ possibile, al di là della retorica, un protagonismo della montagna ma ci vuole più intervento e meno ideologia. Più rispetto ai proprietari, più potere ai territori e meno consulenze.
Perché non si costruisce, noi ci si starebbe, un “patto/progetto per la montagna”, che rivendichi le giuste attenzioni (o meno attenzione: troppi i divieti e nulli gli incentivi!) da parte della politica?

Marina Lussiana
Presidente A.T.A.
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giovedì 28 agosto 2008

Come si è arrivati al riconoscimento della razza "Barà"



E' stato un lungo lavoro quello del riconoscimento di una nuova razza ma ci siamo riusciti. Qui di seguito l'introduzione scritta da me e pubblicata sulla monografia della Regione Piemonte -




Come si è arrivati al riconoscimento della razza
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Già nel lontano 1994, quando la Comunità Europea aveva richiesto l’individuazione della possibile esistenza di razze autoctone se n’era parlato tra alcuni allevatori, ma il tutto si è fermato lì…. poi finalmente nel 2001 abbiamo trovato chi ha capito e appoggiato per primo la nostra piccola crociata: il Dottor Hugo Valentin della Provincia Autonoma di Bolzano, all’epoca Presidente Mondiale per la razza Pezzata Rossa, nonché rappresentante della razza Sprinzen-Pustertaler. Dopo una lunga conversazione telefonica, la curiosità del Dottor Valentin era giunta a livelli così alti, che dopo neanche una settimana è venuto a Coazze (TO), accompagnato dal Direttore Eduard Costa per accertarsi che l’esistenza delle tante Barà cui si era fatto riferimento, non fosse solo frutto della nostra galoppante fantasia. Dopo aver visitato alpeggi ed aziende, stupito da quel che aveva visto, ci ha chiesto perché mai nessuno avesse considerato un patrimonio così importante, difeso invece dall’amore degli allevatori per questa razza. Infatti, gli “amanti” della barà hanno continuato la loro personale selezione per anni, da soli, senza che nessuno manifestasse alcuna attenzione all’esistenza di una così rustica e forte razza bovina, ottima per l’alpeggio; neanche il doversi assogettare a regole imposte da un nuovo tipo di mercato li ha fatti demordere dal continuare a credere e quindi allevare questi soggetti. Ora la loro perseveranza è stata finalmente premiata con il riconoscimento, addirittura, di razza a duplice attitudine, carne - latte…. e scusate se è poco! Dopo il primo approccio col Dr. Valentin, che ha scritto appena fatto ritorno a Bolzano, uno stupendo articolo sull’Informatore Zootecnico raccontando ciò che aveva visto in Provincia di Torino, si è reso necessario il diretto coinvolgimento della Regione Piemonte. Cosa fare quindi? Abbiamo riunito gli allevatori e abbiamo chiesto loro se erano disposti a fare una domanda scritta per chiedere il riconoscimento della razza “BARA”. Tutti hanno accettato, e anzi, tutti erano orgogliosi di quest’iniziativa che li vedeva, forse per la prima volta, direttamente coinvolti in una richiesta così ufficiale. E’ stato un vero lavoro di gruppo… e che soddisfazione vederli tutti d’accordo… Ritenute le domande sufficienti a motivare la richiesta, eccoci finalmente ad affrontare il problema in Regione. E’ stato più facile del previsto; infatti, dopo aver contattato telefonicamente il Dr. Luigi Ferrero, lo stesso si è attivato in tempi che tutti noi credevamo impossibili (dicono sempre tutti che la Regione è lunga), dandoci il massimo della disponibilità. Nel giro di neanche una settimana aveva già contattato il Professor Marcello Bianchi e il Dr. Antonio Mimosi del Dipartimento di Scenze Zootecniche della Facoltà di Agraria di Torino, l’APA (Associazione Provinciale Allevatori) di Torino rappresentata dal Dr. Luca Varetto e dal Dr. Claudio Goia, il Direttore dell’APA di Cuneo Dr. Bartolomeo Bovetti e noi dell’A.T.A. (Associazione Tutela Agricoltori) per organizzare una visita all’alpeggio Sellery Inferiore (Val Sangone) e in alcune aziende di Coazze (TO) per rendersi conto del patrimonio bovino di cui gli allevatori avevano chiesto il riconoscimento. Il gruppo di lavoro, preso atto dell’interessante realtà, ha quindi programmato un’indagine preliminare in collaborazione con il Laboratorio Gruppi Sanguigni di Cremona, per avviare un confronto del DNA tra le nostre bovine e quelle presenti in Trentino. Per l’espletamento di questa indagine il Dr. Andrea Ighina, dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Scenze Zootecniche della Facoltà di Agraria di Torino e la sottoscritta, Marina Lussiana, Presidente dell’A.T.A., hanno prelevato del materiale biologico (rappresentato da bulbi piliferi del ciuffo della coda) e raccolto alcune notizie preliminari sulle caratteristiche morfo-funzionali dei soggetti presi in esame, realizzando anche una completa ed interessante documentazione fotografica del lavoro svolto. Nel frattempo il Dr. Valentin e il Dr. Costa sono tornati in Piemonte per tenere un corso ai tecnici che sarebbero diventati esperti ufficiali di razza. Successivamente, a seguito della risposta ottenuta dal Laboratorio Gruppi Sanguigni di Cremona è stato avviato il censimento dei capi allevati nelle aziende di Torino e Cuneo, dando la possibilità di inserire i soggetti riconosciuti nel registro anagrafico della “Pustertaler”, compito che è stato svolto dalle nostre APA. E’ stato dunque, un lungo lavoro d’equipe ma quando c’è la voglia e soprattutto la volontà si fanno cose che in altri casi sembrerebbero impossibili. Per questo l’A.T.A. vuole ringraziare tutti quanti per il lavoro svolto e per la serietà dimostrata, ma un ringraziamento particolare va a chi ha reso possibile con la propria fiducia e la propria tenacia il continuare a mantenere questo patrimonio, certamente non all’A.T.A., né ad altri, soltanto agli Allevatori.

Grazie.

Marina Lussiana
Presidente Associazione Tutela Agricoltori

martedì 26 agosto 2008

Coazze e dintorni....

L'Alpeggio Sellery Inferiore -

Una visita a quella che è stata la mia casa per 14 anni da maggio a fine settembre.... che ne dite? Siamo nella mia bella Coazze all'alpeggio Sellery Inferiore.




Mentre si sale verso il Sellery Superiore l'occhio spazia sui pascoli sottostanti del "Fortino", pascoli ripidi che sarebbero più adatti ai caprini che non ad animali di grossa taglia.



Ecco gli abbeveratoi; uno è ricavato da un grosso tronco, l'altro è in pietra;
sono indispensabili per evitare che gli animali debbano scendere, magari a metà giornata, fino al torrente o all'alpeggio per bere.


Finalmente, dopo una strada a dir poco disastrosa, arriviamo al Sellery Superiore. Questi alpeggi sono stati ristrutturati anni fa e…. come vedete il risultato non è male. Peccato che per raggiungerli si debbano sfasciare le macchine.... non solo quelle degli agricoltori che purtroppo per loro, devono pagarsele, ma anche quelle degli Enti pubblici, le cui spese, purtroppo, sono sempre a carico dei cittadini!




Anche la stalla con annesso laboratorio (per chi volesse trasformare latte) se la cava piuttosto benino. O no?!


Questi sono i “drù” (prati concimati che di solito sono subito nelle vicinanze delle stalle) come li chiamiamo noi a Coazze, dove l’erba è più verde, più sostanziosa, più grassa. C’è un vecchio detto qui, che recita: “Li drù e la virtù sun mai stà scundù” …. Ed è proprio vero!
Peccato dover tornare ma si fa tardi per oggi, e ripercorrendo la strada in mezzo ai faggi non possiamo fare a meno di buttare l’occhio qua e là, per vedere se qualche bella testolina nera (di qui vengono tanti, tanti funghi della Val Sangone) facesse mai capolino tra le foglie.



Siamo nella “metropoli”… si fa per dire ma confronto a prima!




Eccoci in paese dove troviamo la nostra bella chiesa dove sul noto campanile troneggia la rassicurante scritta:

Marina Lussiana